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Come promesso, eccoci pronti per un’altra interessante chiacchierata con la nostra personal shopper e consulente d’immagine preferita: Anna Maria Lamanna.
Ricordandoci che la perfezione non esiste, Anna Maria ci insegna che sapersi vestire adeguatamente è una cosa che si impara e che inizia tenendo presenti tre elementi: età, fisico e contesto d’uso.
Anna Maria non ha la ricetta pronta (cioè una soluzione pronta adatta a tutti), ma anche grazie ad una consulente d’immagine come lei possiamo imparare a valorizzare le nostre caratteristiche, scoprendo che avere un’immagine migliore di noi stessi può renderci più sicuri e addirittura più performanti!
Anna Maria inizia la sua consulenza cercando di entrare nel mondo della sua cliente per conoscerla: come? Esplorando il suo armadio! Il nostro armadio infatti racconta molto di noi!
Una classica frase che tutti noi abbiamo detto almeno una volta di fronte al nostro armadio pieno? “Non ho niente da mettermi!”.
Anna Maria afferma che spesso abbiamo armadi zeppi di capi particolari per occasioni speciali (ad esempio svariati modelli di scarpe tacco 12 per andare a ballare), ma ci mancano capi per tutti i giorni (lo dicevo che le ballerine sono fondamentali…😉😊). Il nostro armadio deve essere funzionale, organizzato e congruente al tipo di vita che conduciamo. Invece spesso non riusciamo a liberarci di alcuni capi acquistati perché in saldo o mal consigliati da commesse che ci convincono all’acquisto dicendo “questo lo mette con tutto!”( è un capo che sta bene abbinato con qualsiasi altro capo).
Altre volte, sbagliamo a mescolare i capi che abbiamo, una regola importante infatti è fare gli abbinamenti corretti per stile, colore, ecc…Insomma…“Pick and mix”!
Sapete che le donne utilizzano solo il 30 per cento del proprio guardaroba? Invece gli uomini il 70! O gli uomini sono più bravi di noi donne a fare acquisti, o noi donne siamo un po’ troppo critiche, non ci piacciamo mai e avremmo bisogno di un po’ più di autostima… L’idea di non essere mai come si vorrebbe, ci penalizza, dovremmo invece sempre ricordare che siamo uniche! Ce lo ricorda Anna Maria che con il suo lavoro non solo ci insegna ad apparire più belle, ma anche a sentirci tali!
L’Italia ha un enorme volume d’affari legato al mondo della moda, il made in Italy è considerato un brand molto forte, i clienti stranieri alto spendenti di Anna Maria non chiedono il prezzo di un capo, ma se è made in Italy! Perché il made in Italy è sinonimo di eccellenza!
Milano è la capitale dello shopping e il Quadrilatero della moda è per molti stranieri, abituati ai loro immensi store, un piccolo quartiere intimo e ricco di storia e artigianalità.
Paolo ci insegna alcuni modi di dire legati all’abbigliamento:
Avere/ non avere la stoffa del campione: significa possedere doti, abilità, talenti non ordinari, che permettono, in un determinato campo, di spiccare di più rispetto agli altri che non ce l’hanno, proprio come quelle del “vero campione” e proprio come se fossero state “cucite” addosso.“Avere la stoffa del campione” in effetti, sta a significare che quel vestito è “fatto su misura” e quindi non è per tutti, ma solo per i “campioni appunto”.
L’origine della locuzione sembrerebbe arrivare dal mondo dello sport: alcuni atleti, sono soliti, alla fine di una competizione, lanciare la propria maglia verso i tifosi che si accalcano per prenderla. Il fortunato che riesce a prendere l’indumento, è quindi colui che ha la “stoffa”, ovvero la maglia, del “campione” (cioè lo sportivo a cui apparteneva) e perciò possiede qualcosa che nessun altro ha.
Stare abbottonato: significa essere riservato nel parlare, dire solo lo stretto necessario, per esempio stare un po’ in disparte ad una festa e non aprirsi agli altri, apparire di carattere chiuso (proprio come una giacca chiusa con i bottoni).
Dare del filo da torcere: significa contrastare ed ostacolare, rendere più difficile il disbrigo di un compito… Proprio come fa Cubo con Paolo quando gli chiede di registrare l’episodio con una tecnologia che a Paolo crea difficoltà. L’espressione deriva dal mondo del tessile, la torcitura è una lavorazione che trasforma una massa di fibre in un filato dando coesione e resistenza al filo; in passato la torcitura era fatta manualmente ed era complessa ed impegnativa;
Nascere con la camicia: significa essere una persona molto fortunata o che comunque nella vita ha ricevuto molte soddisfazioni. Sembra che il modo di dire “nascere con la camicia” trovi le sue origini nel Medioevo, dalle balie che aiutavano le neo-mamme a partorire. Come accade raramente anche oggi, alcuni neonati venivano alla luce ancora avvolti dalle membrane protettive del sacco amniotico (che normalmente si rompono prima del parto) che aiutavano il nascituro a scivolare e ad uscire con più facilità. Essendo una circostanza piuttosto straordinaria, si credeva che i bambini nati in questa specie di sacco (la camicia, appunto) fossero protetti dagli Dei e destinati, perciò, ad avere una vita felice e fortunata.
Come spesso accade cercando l’origine dei modi di dire, Paolo ne ricorda un secondo: anticamente al momento del Battesimo le famiglie più abbienti preparavano una camicia da far indossare al bambino dopo la cerimonia. L’averla, dunque, significava far parte di una famiglia benestante, garanzia di buona sorte per tutta la vita.
Essere culo e camicia: significa avere un rapporto di familiarità e complicità con qualcuno, andare molto d’accordo, essere amici. Un esempio? Cubo e Paolo sono proprio “culo e camicia”!
L’espressione deriva dal fatto che in passato non si usava l’intimo, le camicie dovevano coprire anche le natiche, quindi la camicia si trovava a stretto contatto con le parti intime.
Siamo arrivati sul filo di lana, alla fine dell’episodio, un’espressione che usiamo per indicare che abbiamo terminato un’attività con successo poco prima di una scadenza temporale. Questo modo di dire è collegato al mondo dell’atletica leggera: un filo di lana era usato per individuare il vincitore della gara, veniva teso da un capo all’altro della pista di atletica e si spezzava in corrispondenza della corsia in cui passava l’atleta vincitore.
Ringraziamo ancora Anna Maria Lamanna (www.personalshoppermilano.com) e vi aspettiamo al prossimo episodio!
Baci!
By Sara
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As promised, we are ready for another interesting chat with our favorite personal shopper and image consultant: Anna Maria Lamanna.
Reminding us that perfection does not exist, Anna Maria teaches us that knowing how to dress properly is something that you learn and that begins by keeping in mind three elements: age, physique and context of use.
Anna Maria non ha la ricetta pronta (does not have a ready recipe – i.e. a ready solution suitable for everyone), but anyway thanks to an image consultant like her we can learn to enhance our characteristics, discovering that having a better image of ourselves can make us safer, and even more performing!
Anna Maria begins her consultancy trying to enter the world of her client to get to know her: how? Exploring her closet! In fact, our wardrobe tells a lot about us! A classic phrase that all of us have said at least once in front of our full closet. “Non ho niente da mettermi!” (“I have nothing to wear!”)
Anna Maria says that we often have wardrobes full of special items per occasioni speciali (for special occasions – for example, various models of 12 heel shoes to go dancing), but we lack clothes per tutti i giorni for every day (I said that ballet flats are essential …😉😊). Our wardrobe must be functional, organized and congruent to the type of life we lead. Instead, we often fail to get rid of some items purchased because they are on sale or badly recommended by orders that convince us to buy by saying “questo lo mette con tutto!” “this fits with everything!” (It is a garment that goes well with any other garment).
Other times, we make a mistake in mixing the garments we have, in fact an important rule is to fare gli abbinamenti corretti make the correct combinations for style, color, etc … Well … “Mix and Match”!
Did you know that women only use 30 percent of their wardrobe? Instead men 70! Either men are better than us women at shopping, or we women are a little too critical, we never like each other, and we need a little more self-esteem … The idea of never being as we would like, penalizes us, instead we should always remember that siamo uniche! (we are unique)! Anna Maria reminds us that with her work she not only teaches us to look more beautiful, but also to feel that way!
Italy has a huge volume of business linked to the world of fashion, made in Italy is considered a very strong brand, Anna Maria’s high-spending foreign customers do not ask for the price of a garment, but if it is made in Italy! Because made in Italy is synonymous with excellence!
Milan is the shopping capital and the Quadrilatero della moda (fashion square) is for many foreigners, accustomed to their huge stores, a small intimate neighborhood rich in history and craftsmanship.
Paolo teaches us some idioms related to clothing:
Avere/ non avere la stoffa del campione (Having / not having what it takes to be a champion): it means possedere doti, abilità, talenti non ordinari possessing non-ordinary skills, abilities, talents, which allow, in a certain field, to stand out more than others who do not have it, just like those of the “true champion” and just as if they had been “sewn” on. “Avere la stoffa del campione” (“Having the fabric of the champion”) actually means that that dress is “fatto su misura” (“made to measure/tailor fitted”) and therefore it non è per tutti (is not for everyone).
The origin of the term seems to come from the world of sport: some athletes usually throw their jersey at the end of a competition at the fans who flock to get it. The lucky one who manages to take the garment is therefore the one who has the “stoffa“ (“fabric”), or the shirt, of the “campione“ “champion” (that is, the sportsman he belonged to) and therefore possesses something that no one else has.
Stare abbottonato (To stay buttoned): it means essere riservato nel parlare to be reserved in speaking, to say only what is strictly necessary, for example to stay a little on the sidelines at a party and not open up to others, to appear closed in character (just like a jacket closed with buttons).
Dare del filo da torcere (Giving a hard time): it means contrastare ed ostacolare (opposing and hindering), making it more difficult to carry out a task … Just like Cubo does with Paolo when he asks him to record the episode with a technology that creates difficulties for Paolo. The expression comes from the world of textiles, twisting is a process that transforms a mass of fibers into a yarn, giving cohesion and strength to the yarn; in the past the twisting was done manually and was complex and demanding;
Nascere con la camicia (Being born with a shirt): it means essere una persona molto fortunata (being a very lucky person) or who has received a lot of satisfaction in life. It seems that the saying “to be born with a shirt” has its origins in the Middle Ages, from the nurses who helped new mothers to give birth. As is rarely the case even today, some newborns were still born wrapped in the protective membranes of the amniotic sac (which normally breaks before delivery) which helped the unborn child to slide and exit more easily. Being a rather extraordinary circumstance, it was believed that children born in this kind of sack (the shirt, in fact) were protected by the Gods and therefore destined to have a happy and fortunate life.
As often happens when looking for the origin of idioms, Paul remembers a second one: in ancient times, at the time of Baptism, the wealthiest families prepared a shirt to be worn by the child after the ceremony. Having it, therefore, meant being part of a wealthy family, a guarantee of good luck for life.
Essere culo e camicia (Being ass and shirt): it means having a relationship of familiarity and complicity with someone, getting along very well, being friends. An example? Cubo and Paolo are really “ass and shirt”!
The expression derives from the fact that in the past underwear was not used, shirts also had to cover the buttocks, so the shirt was in close contact with the private parts.
We arrived sul filo di lana (on the woolen thread/under the wire), at the end of the episode, an expression we use to indicate that abbiamo terminato un’attività con successo we have successfully completed a business just before a deadline. This saying is connected to the world of athletics: a thread of wool was used to identify the winner of the race, it was stretched from one end of the athletics track to the other and broke in correspondence with the lane in which the winner athlete.
Thanks again to Anna Maria Lamanna (www.personalshoppermilano.com) and we look forward to seeing you at the next episode!
Kisses!
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