22 – Mamma ho perso l’aereo

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Oggi parliamo di: navetta, aerostazione, rullaggio!

 

Siete pronti, cari Italiani Veri, per viaggiare con noi in questa puntata? Allacciate le cinture di sicurezza perché vi accompagneremo in un volo virtuale, dall’arrivo in aeroporto all’atterraggio del velivolo in aerostazione, per scoprire insieme parole ed espressioni legate a questo mondo.

 

Massimo domanda a me e a Paolo se abbiamo mai perso un aereo…noi no. O meglio, abbiamo perso sicuramente tanti pullman, soprattutto quando si doveva andare a scuola ed era la scusa ufficiale da comunicare ai genitori, e tanti treni, in particolare Paolo, che per lavoro si sposta spesso con questo mezzo, ma aerei proprio no.

 

Il nostro Cubo, invece, può vantare anche questa esperienza nel suo curriculum e ci racconta cosa è successo, nel 2012, a lui e a una sua cara amica, Patrizia (sia mai che viaggi senza un’amica donna a tenergli compagnia) a Londra in occasione dei giochi olimpici:

avendo prenotato partenza e arrivo in due aeroporti differenti, Massimo e Patrizia si sono trovati il giorno della partenza da Londra all’aeroporto sbagliato…si sono recati in taxi verso quello da cui sarebbe partito il loro volo ma, ahimè, non sono riusciti ad arrivare in tempo. Gli operatori della compagnia aerea gli hanno comunque omaggiati di  un volo per la mattina successiva e Massimo e Patrizia, abbattuti dall’inconveniente ma pronti a rimboccarsi le maniche, hanno iniziato a cercare eventi sportivi o cerimonie olimpiche per occupare quell’ultima serata londinese. Massimo ci racconta che tra il volo posticipato, un cartello scritto (“We lost our flight”) e biglietti di spettacoli mancanti ma poi regalati da un gruppo di sconosciuti americani, lui e Patrizia sono riusciti a partecipare a una partita di basket Usa-Australia: dopo aver trascorso, come ben si può immaginare dal racconto di Massimo, un’emozionante serata il giorno successivo l’aereo per l’Italia non è stato più perso…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Torniamo, però, al tema dell’episodio di oggi che abbiamo ironicamente intitolato “Mamma ho perso l’aereo”, dal titolo del celebre film del 1990, o forse più noto ai nostri ascoltatori come “Home Alone”: pellicola che racconta le avventure e le disavventure di Kevin, un ragazzino di dieci anni, che viene dimenticato a casa dalla sua famiglia a causa dei preparativi e della frenesia della mattinata della partenza.

 

È stata Flavia in foto di copertina, (qui il suo bel profilo Instagram) una nostra cara patron, ad averci suggerito l’argomento grazie alla sua personale esperienza: Flavia, brasiliana, è un pilota di aerei e risiede negli Emirati Arabi, dove svolge la sua professione; ha radici italiane grazie ai suoi bisnonni e, proprio con il nostro podcast e il suo lavoro, sta imparando la nostra lingua. Ci ha infatti offerto con una sua email l’invito ad approfondire in una puntata i termini e le espressioni del suo ambiente lavorativo: “ […] volevo chiedervi se è possibile fare una puntata su l’aeroporto, il viaggio in aereo, la paura di volare, l’imbarco, l’atterraggio, insomma…l’esperienza di viaggio in aereo!”; invito che abbiamo accolto con tanto entusiasmo documentandoci e cercando di definire al meglio i passaggi di questo viaggio virtuale.

 

Partiamo, quindi: che volo abbiamo prenotato? Un volo diretto o un volo che prevede “scali”? E, inoltre, come ci rechiamo all’aeroporto?

I voli diretti sono i voli che collegano direttamente le due città, quella di partenza e quella di destinazione; gli scali sono invece le tappe tecniche o di passaggio aereo che si devono compiere durante il viaggio: possono essere scali tecnici, durante i quali  passeggeri non scendono dall’aereo che si ferma per i rifornimenti necessari per proseguire il viaggio, oppure possono essere effettivi, cioè i passeggeri scendono per cambiare aereo e compagnia.

Per recarsi in aeroporto i più fortunati possono aver ricevuto un passaggio da familiari o amici, altrimenti – dopo aver prenotato il proprio volo – è sempre bene informarsi di eventuali parcheggi limitrofi all’aeroporto e di eventuali bus navetta che collegano il parcheggio all’aeroporto. Massimo domanda a Paolo il significato di questa espressione: “bus navetta” che cosa significa? Con questa espressione si indica il pullman che fa la spola tra il parcheggio e l’aeroporto, permettendo ai passeggeri di raggiungere comodamente la struttura. L’origine della parola “navetta” è, però, storica: indicava nei primi telai inglesi, la parte del mezzo che faceva avanti e indietro permettendo la tessitura dei fili…da qui il termine “navetta” per indicare quei mezzi di trasporto che collegano sempre due luoghi, avanti e indietro.

 

Entrati nell’aeroporto, quali sono i passaggi da compiere?

 

Quando si arriva in aeroporto si deve, prima di tutto passare ai banchi dell’accettazione, o check in, in cui vengono controllati e convalidati i biglietti, emessa la carta di imbarco e viene assegnato un posto sull’aereo in partenza, nella speranza di non trovare vicini troppo invadenti o turbolenti. I bagagli possono essere a mano, cioè quelli che portiamo sul mezzo, o inviati nella stiva: quest’ultima è la parte sottostante di una nave o di un aereo, dove vengono stivati i bagagli, vengono cioè collocati uno accanto all’altro. I bagagli vengono, prima di essere stivati, etichettati in modo da essere inviati separatamente sull’aereo, dopo essere passati al controllo di sicurezza. 

 

I passeggeri, dopo aver ultimato il check in, devono superare un controllo di sicurezza in cui si accerta, per mezzo di un apparecchio rilevatore di masse metalliche, il metal detector, che nessuno rechi su di sé o nel bagaglio a mano materiali pericolosi da portare a bordo. La condivisione di esperienze di viaggio, ci permette di sottolineare come questi controlli siano solitamente scrupolosi e cambino di Paese in Paese. Infine ci si reca al gate o alle porte d’imbarco, le uscite dell’aeroporto attraverso cui, direttamente tramite un corridoio di imbarco (in lingua inglese “finger”) o per mezzo di un bus navetta, si sale sull’aereo.

 

Massimo, coglie l’occasione, per chiedermi la differenza tra aeroporto e aerostazione: il primo indica il luogo nella sua totalità (piste di atterraggio e decollo, terminal,  area di sosta e di ristoro, parcheggi); il secondo, invece, indica il luogo dell’aeroporto in cui permangono i passeggeri durante le diverse operazioni di imbarco e arrivo. Un errore molto comune tra gli italiani veri è quello di pronunciare “aereoporto”: perché? Questa pronuncia è molto popolare è deriva, probabilmente, dall’origine latina del termine: “aereus” in latino significa “aria” e a causa della lunghezza della parola spesso, nel pronunciarla, gli italiani sbagliano.

 

Saliti sul velivolo e pronti per la partenza, durante la fase di rullaggio (momento in cui il mezzo si sposta sulla pista di decollo per avviare le procedure di partenza, in inglese “taxiway”) si ascolta il messaggio del comandante e del suo staff: “Il comandante e il suo equipaggio o personale di bordo vi danno il benvenuto sul volo da Milano Malpensa con destinazione Palermo. Il decollo avverrà tra qualche minuto in orario. Il nostro tempo previsto di volo è di circa 2 ore. Voleremo ad una quota di 9.000 metri, a una velocità di crociera di circa 950 km orari. Sorvoleremo l’Appennino ligure, ci lasceremo poi l’isola d’Elba alla nostra destra per poi puntare dritto verso la nostra destinazione. La temperatura al suolo è 15 gradi. Si prevede una forte perturbazione all’altezza di Roma, pertanto essere avvertite delle turbolenze. Vi ricordiamo di riporre il bagaglio sotto lo schienale di fronte a voi o nelle apposite cappelliere. I telefono cellulari dovranno essere spenti o impostati in modalità aereo durante le fasi di decollo rullaggio e atterraggio”. “Volare a una quota di” è un’espressione utilizzata per indicare l’altitudine media che il volo raggiungerà; “velocità crociera” è un termine tecnico che indica la velocità più ottimale che l’aereo mantiene per garantire la sicurezza e la migliore efficacia dei consumi; “sorvolare” è un verbo che indica “volare sopra” e viene spesso impiegato in espressione figurate (“sorvolare sopra una situazione negativa”); “turbolenza” indica invece eventuali temporali o bufere che si possono incontrare durante il volo. Le “cappelliere” sono i vani sopra i sedili in cui riporre i bagagli a mano, anche questo termine ha un’origine storica in italiano: indicava i contenitori in cui, sulle carrozze e sui treni, venivano posizionati i cappelli durante i viaggi.

 

Appena giunti a destinazione, dopo che il folcloristico applauso al comandante è avvenuto (Flavia, svelaci un segreto: lo apprezzate?) il messaggio riprende: “Vi preghiamo di rimanere seduti con le cinture allacciate fino a che l’aeromobile non abbia raggiunto l’aerostazione.”

Naturalmente aereo, aeromobile, aeroplano, velivolo sono tutti sinonimi.

 

Prima dei saluti, la puntata si conclude con un suggerimento di lettura del nostro Massimo, “Solo bagaglio a mano”, una metafora sul vivere leggeri e senza troppi ricordi o rimpianti, libro, tradotto anche in lingua spagnola, che ha ricevuto in dono da sua mamma prima di un viaggio in America, e con un mio suggerimento per una prossima puntata: che ne direste se, sulla scia dell’argomento di oggi, approfondissimo i modi di dire tipici della nostra lingua legati alla parola “volo”? 

 

Alla prossima.

 

Blog in Italiano by Michela

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Blog in Inglese

Today we talk about: shuttle, air terminal, taxi!

Are you ready, dear Italiani Veri, to travel with us in this episode? Fasten your seat belts because we will accompany you on a virtual flight, from the arrival at the airport to the landing of the aircraft at the airport, to discover together words and expressions related to this world.

Massimo asks me and Paolo if we have ever lost a plane … we don’t. Or rather, we certainly have lost many buses, especially when we had to go to school and it was the official excuse to communicate to parents, and many trains, especially Paolo, who often travels with this vehicle for work, but not planes.

Our Cubo, on the other hand, can also boast this experience in his curriculum and tells us what happened, in 2012, to him and to a dear friend of his, Patrizia (will you ever travel without a woman friend to keep you company??) in London for the occasion of the Olympic Games:

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Having booked their departure and arrival in two different airports, Massimo and Patrizia found themselves on the day of departure from London at the wrong airport… they went by taxi to the one from which their flight would actually depart from but, alas, they were unable to arrive in time. The agents of the airline still paid him a flight for the following morning and Massimo and Patrizia, shot down by the inconvenience but ready to roll up their sleeves, started looking for sporting events or Olympic ceremonies to occupy that last London evening. Massimo tells us that between the postponed flight, a written sign (“We lost our flight”) and tickets for missing shows but then given away by a group of unknown Americans, he and Patrizia managed to participate in a USA-Australia basketball game: after spending, as you can well imagine from Massimo’s story, an exciting evening the next day the plane to Italy was never lost …

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Let’s go back, however, to the theme of today’s episode that we ironically titled “Mamma ho perso l’aereo” “Mom I lost the plane”, from the title of the famous 1990 film, or perhaps better known to our English listeners as “Home Alone“: film that tells the adventures and the misadventures of Kevin, a ten-year-old boy, who is forgotten at home by his family because of the last second preparations and the frenzy of the morning of departure.

It was Flavia on the cover photo of this episode, one of our dear patrons, who suggested the topic thanks to her personal experience: Flavia, from Brazil, is an airplane pilot and lives in the United Arab Emirates, where she practices her profession; she has Italian roots thanks to her great-grandparents and, precisely with our podcast and its work, she is learning our language. In fact, she offered to us in an email the invitation to go into depth in an episode about the terms and expressions of her work environment: “[…] I wanted to ask you if you can make a bet on the airport, travel by plane, fear to fly, boarding, landing, in short … the experience of traveling by plane! “; invitation that we have received with great enthusiasm by documenting and trying to better define the steps of this virtual journey.

So let’s go: what flight did we book? A direct flight or a flight that includes “stopovers”? And also, how do we go to the airport?

Voli diretti (Direct flights) are flights that directly connect two cities, the departure and destination; the scali (stopovers) are the technical or air passage stages that must be completed during the journey: they can be technical stops, during which passengers do not get off the plane that stops for the supplies necessary to continue the journey, or they can be actual, that is, passengers go down to change planes and companies.

To go to the airport, the luckiest ones may have received a ride from family or friends, otherwise – after booking your flight – it is always good to inquire about any parking near the airport and any bus navetta (shuttle buses) that connect the parking to the airport. Massimo asks Paolo the meaning of this expression: “shuttle bus” what does it mean? This expression indicates the bus that shuttles people between the parking lot and the airport, allowing passengers to easily reach the terminal structure. The origin of the word “shuttle” is, however, historical: it indicated in the first English looms, the part of the means that went back and forth allowing the weaving of the threads … hence the term “shuttle” to indicate those means of transport that connect always two places, back and forth.

Once you enter the airport, what are the steps to take?

When you arrive at the airport you must, first of all go to the check-in counters, or check in, where the tickets are checked and validated, the boarding pass is issued and a seat is assigned on the plane departing, in the hope of do not find too intrusive or rowdy neighbors. The bagagli (baggage) can be hand-held, that is, those that we carry on the vehicle, or stored in the stiva (hold): the latter is the underlying part of a ship or plane, where the luggage is stowed, that is, they are placed next to each other. The baggage is, before being stowed, labeled in order to be sent separately on the plane, after passing through the security check.

Passengers, after completing the check-in, must pass a (security check) controllo di sicurezza which ensures, by means of a metal detector, that no one carries dangerous materials to carry on their person or in their hand luggage on board. The sharing of travel experiences allows us to underline how these checks are usually scrupulous and change from country to country. Finally, you go to the gate or to the boarding gates, the exits of the airport through which, directly via a corridoio di imbarco (boarding corridor) (in English “finger”) or by means of a shuttle bus, you get on the plane.

Massimo, takes this opportunity, to ask me the difference between the aeroporto (airport) and the aerostazione (terminal): the first indicates the place in its entirety (landing and take-off runways, terminals, rest and refreshment area, parking lots); the second, however, indicates the place of the airport where passengers remain during the various boarding and arrival operations. A very common mistake among real Italians is to pronounce “airport”: why? This pronunciation is very popular and probably derives from the Latin origin of the term: “aereus” in Latin means “air” and because of the length of the word, in pronouncing it, Italians are often wrong.

Get on the aircraft and ready for rullaggio (departure), during the taxiing phase (when the vehicle moves to the take-off runway to start the departure procedures, in English “taxiway”) you listen to the message from the captain and his staff: “The captain and his crew or shipboard staff welcome you on the flight from Milan Malpensa to Palermo. Takeoff will take place on time in a few minutes. Our expected flight time is approximately 2 hours. We will fly at an altitude of 9,000 meters, at a cruising speed of around 950 km per hour. We will fly over the Ligurian Apennines, then we will leave the island of Elba on our right and then head straight for our destination. The ground temperature is 15 degrees. A strong disturbance is expected at the height of Rome, therefore be warned of the turbulence. We remind you to store your luggage under the backrest in front of you or in the appropriate luggage racks. Mobile phones must be turned off or set to airplane mode during the take-off and landing phases”. “Volare a una quota di” (“Flying at an altitude of”) is an expression used to indicate the average altitude that the flight will reach; “Velocità crociera” (“Cruise speed”) is a technical term that indicates the most optimal speed that the aircraft maintains to ensure safety and better fuel efficiency; “sorvolare” (“fly over”) is a verb that means “volare sopra” (“to fly over”) and is often used in figurative expressions (“to fly over a negative situation”); “Turbolenza” (“turbulence”) indicates any storms or strong winds that may be encountered during the flight. The “cappelliere” (“overhead compartments) are the compartments above the seats in which to store hand luggage, this term also has a historical origin in Italian: it indicated the containers in which, on carriages and trains, hats were placed during travel.

As soon as we arrived at our destination, after the folkloric applause for the commander took place (Flavia, tell us a secret: do you appreciate it?) The message resumes: “Please remain seated with the seat belts fastened until the aircraft has reached the terminal. ”

Of course, “aircraft”, “airplane” and “plane” are all synonymous.

Before we bid you farewell at the end of this episode, Massimo offers a suggested reading titled, “Solo bagaglio a mano (“Hand luggage only”) by author Gabriele Romagnoli. The title is a metaphor about living light and without too many memories or regrets. He received that book (also available in Spanish) as a gift from his mother before a trip to America, and with my suggestion for a next episode: what would you say if, in the wake of today’s topic, we dove into the typical idioms of our language related to the word “flight”?

Until next time.

English By Kevin (ItalianRocks)

In foto di copertina Flavia, nostra Patron (qui il suo bel profilo Instagram)

 

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